martedì 30 novembre 2010

Ventiquattro.

Uomini di ogni terra
superstiti nudi e primitivi
danzano in cerchio
attorno al grande albero.

Raggi di luce li toccano
passando tra labirinti
di foglie verdi di vita
si perdono
al canto e nel sudore
le urla del corpo,
il gemito che vive nel fiore
li libera.
Noi danziamo nella magica
orgia di membra e gambe.
Noi cantiamo un sogno
di simbiosi col ventre della terra.

Noi siamo vivi.

Francesco Pacchiotti
Luca G. Negro

mercoledì 13 ottobre 2010

Ventitre.



In celle bianche di cemento
consumiamo le suole di scarpe-menti
tenendo il tempo di marce di spilli
cucendo pensieri a dolore pulsante

Raggruppati in cerchio
a capo chino, sguardo alla terra
raccogliendo nelle ematiche mani
sole speranze sorde di neve
che copre, zittisce, acceca

Macchine di non pensieri
gridiamo isterici schermo-immagini
piangendodentro per qualcosa
perso nella lontanissima alba
tra carne ossa muscoli elettrici
che un tempo erano uomo


Francesco Pacchiotti
Luca Giovanni Negro

Ventidue.



Con la punta di scura pupilla
la dipingo nuda e persa
nell'immensa notte della tela nera
inconsapevole preda del mio sguardo
la imprigiono nell'ardente silenzio
di un desiderio tessuto con fili
di agili simmetrici palpiti

Non ha ombre sulle labbra
non più lacrime
sopra luoghi di pietra nera abbandona
la veste del finto simposio, la
semplicità del non colore

Su lunghi capelli sciolti
brucia una fiamma eterna
che porto segreta
in ogni notte dolce
e tremenda


Francesco Pacchiotti
Luca Giovanni Negro

martedì 5 ottobre 2010

Ventuno.



Tossiremo immagini
di malata bellezza
addormentandoci su
labirintiche stanchezze
celando il lascivo
sentimento della muta,
ombra e impronta sulla rena selvaggia

Eppure sentiamo pensieri ribelli
crepare gli spessi muri dei templi
Sentiamo la voce fresca dei boschi
corrodere orecchie a forza sorde
Sentiamo la vita gridare
in una lacrima
e morire su nero asfalto

Dormire sulle spoglie della battaglia
ogni notte, abbiamo bruciato il sangue,
mediocri eroi sottomessi
illuminati da luce di neon
sopra carte sudate, stringono
tra mani sporche il finto alloro


Francesco Pacchiotti

Luca Giovanni Negro

lunedì 30 agosto 2010

Venti.

Torno tranquillo

a torri di terra

troni di pietra

tintinnanti ritmi

guardando il fiore

di carta

sbocciare.


Odo il gemito dei tuoi occhi

ringiovanire i miei sogni,

rinnovare il mio sangue.


Costruisco la nuova Babele

nella terra, ventre caldo

del centro.

Fioriranno angeli e demoni

dalle fessure di pietre

si udiranno parole

mute ed eterne,

lasceranno l'impronta

nell'anima dei nuovi

angeli in fasce

lanceranno maledizioni

a chi nascerà vecchio

e senza occhi.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

Diciannove.

La saggezza che la pietra

nuda può raccontare

è fragile.

Costruita su solchi

di mani ruvide

che hanno scavato il mare,

regalato la musica al corallo

e assopito le parole di concave vergini perle

che hanno depredato i monti

dei ruggiti di echi di tempesta

e accarezzato i canti del vento

al movimento quieto e mesto di foglie

scosse dall'ebbrezza di un mio unico pensiero.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

sabato 28 agosto 2010

Diciotto.

Perdendomi nell'istante

soffocando le membra della donna

nella stretta di mani calde

mi ritrovo solo, ansimante

distrutto dal cerchio

di passione avida di piacere.

Il sudore che attraversa la fronte,

bagna la sua bocca. Voglio

assetarmi di lacrime vergini

ricamare con sguardi dannati

il dolore violento di muscoli rigidi.


Vendo la carne.

Lascito del desiderio

sporcato dal grumo

di stormi neri

che inondano il mio cuore.


Allieva d'amore

sarai devota solo

al tuo maestro

di perdizione.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

Diciassette.

Si muove nevrotica e scolpita

nella lucida erotica plastica

allucinazione alogena

comprata ad una fiera di banalità,


sto perfezionando il desiderio

astraente della carne

nella complessità dell'orgasmo


divampo, fiamma senza luce

guardandola morire,

a coposte gambe incrociate

statua greca senz'anima

vestita a festa,

lentamente, assaporo

il suo gioioso suicidio

e io giocoso e sudicio

dipingo orgie selvagge

nei suoi occhi atoni

con rumore fremendo sorrisi impacciati

e affondando sogni nella carne fresca.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

venerdì 27 agosto 2010

Sedici.

Alcuni poeti sopravvivono a sé stessi

in solitari digiuni dopo il grande banchetto,

mostri di desideri calpestati a piedi nudi

incidono in sé stessi popoli e legioni

di pensieri morendone eroicamente


Alcuni poeti nascono per essere soli

e muoiono solo per essere diversi

con uguale tenerezza, stringendo il fiore

dal quale spegnere la sete del sole.


Alcuni poeti bruciano il pensiero

su traccia d'inchiostro, celando la verità

ad apostoli senza occhi per capire

che solo a loro, profeti ubriachi,

sono concessi i segreti della terra,

che nelle stanze del loro cranio

enormi roghi-danze-sudore

dimora la diana vergine.


Alcuni poeti partoriscono senno

che logora le vesti,

stracci vissuti dalla strada.


Allo strisciare delle serpi

il mondo fuggiranno soppressi

al patibolo, sulla piazza gremita

lanceranno sangue

sulle parole sante

minacciando di costruire in un istante

un mondo fatto di parole maledette

e tutti allora piangeranno

chiedendo perdono

e lo chiameranno beato

fottuto marcio e santo.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

mercoledì 25 agosto 2010

Quindici.

Perché cerchi la visione

subliminale che nascondo?

Io non ho rose. Conservo le spine

sul cuore appuntito

affilato da tristezze taglienti.

I serpenti di stoffa

cuciti dalle nostre madri

invadono i nostri sguardi

a ricordare che il mondo

è una giostra pericolosa

e giocare è un dovere,

rincorrendo onnipotenza e umiltà.


So chi sono, ho paura di essere.


Fabbrico maschere d'avorio

ascoltando gli umori su volti non miei

plasmo espressioni confezionate

minacciando me stesso

con l'apocalisse di un sorriso.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

martedì 24 agosto 2010

Quattordici.

Mi ricordo di non

essere mai nato

una volta soltanto.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

lunedì 23 agosto 2010

Tredici.

Voglio vivere senza case e specchi

in lievi boschi. Fuori dal meccanismo

dentato, incastrato tra vite tiepide,

castrate, voci purissime e dannate.

Banale questo perire in castità.

Scelto il castigo non costruisco più castelli,

ma costituisco il sangue

fluido in vena. Il whisky ha effetto.

Abbi paura di me,

voglio sorprendere.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

domenica 22 agosto 2010

Dodici.

Dipingo il mio corpo di blu profondo

ritorno alla forma della sostanza.

Riprendo battenti ritmi interrotti

di movimenti muti fluidi nell'acqua

che crea, lega e spinge e ferma.

Brucio le vecchie carte,

scrittura morbida su foglio bianco

e nuovo.

Violo leggi scritte nella pietra

sussurrando libertà al vento

riscrivo la mia pelle vecchia

con parole sottili, soavi.

Dipingo la rosea carne,

nuova veste sottopelle.


Sarà notte senza stelle

zittiremo con l'urlo di guerra

del nostro pensiero

ogni silenzio.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

mercoledì 18 agosto 2010

Undici.

Sigarette. Poco tempo per iniziale,

una vita per smettere.

Latente il desiderio di morte

nell'animo dei vivi

e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Non avranno l'ultimo respiro.

Danzerò sopra la tomba del cieco,

incontrerò i figli del nuovo sole

e sarò loro, sarò soltanto loro

il vero e puro.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

martedì 10 agosto 2010

Dieci.

Vedo castelli costruiti

sulla povera sabbia.

Gente senza età,

padrona di imperi falsi.


Voglio ridurre in rovina

la torre e veder

gli dei cadere giù.


Voglio scoprire nuovi

mondi, nuovi modi

nuovi nodi da slegare,

salpare, cadere e ritornare

mai più chiuso tra fragili mura

mai più chiamato a ricordare

l'inconcretezza di imperi di sabbia.


Ora son libero, chiamami Mondo.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

sabato 7 agosto 2010

Nove.

Cascate di luce

piovono acide

dentro ad occhi

appena aperti.

È forse questo

il fragile risveglio

dal sogno?

La terra mi ha forse

appena partorito?

Eppure ho visto

molte volte

foglie morte

in forme cicliche

rinascere.

Il moto lento

di pianeti e mute stelle

è il mio.

Ultima danza delle foglie

nel vento

all'ombra di alberi.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

Otto.

Invento strane sensazioni

tra cuore e polmoni

respiro aria ruvida

di pensieri sporchi ribelli.

Invento strane posizioni

tra cervello e arti

nel movimento scomposto.

Traccio imprecise linee d'aria

visibili nello spostamento,

nel viaggio continuo, immobile

attorno a me stesso.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

giovedì 5 agosto 2010

Sette.

Caduto in trappola

ragnatela di falsità

mi reggo su un bastone

di antica saggezza

vincastro di vita poggiato

sulla terra umida

forgiato da uomini

con occhi di cielo.

Divina la mente spazia

etere fra lamenti e indugi

assorta nel segno.

Luce deformata nella rete

disegna paurose ombre d'inconscio

arcane capriole di vita,

virtù depredata nell'abito bianco

si rivela mestruo rosso

di un mondo perso e poi

ritrovato dentro me.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

mercoledì 4 agosto 2010

Sei.

Alito vita

sui tuoi occhi

misurando sogni

piegati di carta

baciati sul collo e pudicamente respinti.

Piango tremando

solo nel buio, quel

pensiero di luce

tu hai spento.

Quel pensiero di luce

tu hai spinto

in cieli chiusi.

E allora chiudiamo

le finestre dei sogni,

per una notte ho creduto

di poter dormire

ascoltando il tuo odore.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

lunedì 2 agosto 2010

Cinque.

Vibra essenziale

ruggendo la corda

passando brivido

e piacere tra seni

caldi e generosi

coperti da fiori bianchi

candidi e rigogliosi.

Odore che sazia la carne

desio palpitante nei corpi

come scure architetture

primitive e vive

erette in profondità.


Sfiorando fuochi e cieli.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

lunedì 26 luglio 2010

Quattro.

Gocce di whisky

cadono sul foglio

caduche preghiere

a un dio ubriaco

assorto in alcoliche

genesi e passioni, pomeriggi

a svuotare il bicchiere.

Con risate le abbiamo toccato le cosce,

le abbiamo rubato

il profumo dalla pelle.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

domenica 25 luglio 2010

Tre.

I tuoi capelli sono tentacoli

all'ombra del sole.

Corpo a corpo

tu medusa dagli occhi fatali

scivoli tra fatiche di respiri

per assaggiare i battiti del mio cuore.

Scolpisci dentro me l'ara

di fuochi eterni

imbastendo i miei pensieri

con fili di luce.

Orgia organizzata nella mente

mentre guardo nei tuoi occhi

bagnati lacrime candide.

Perdona il mio essere divino

nel simposio dei movimenti

son demone dietro la seta bianca.


Luca G. Negro

Francesco Pacchiotti

venerdì 23 luglio 2010

Due.

La mente si inchina

nera come ali di corvo

avvolgendo braccia in coma.

Assopita nell'assenzio,

naufragata in dormi-veglia.

La terra ha un suono opaco

gridato e sordo

umido e arcano

segregato dentro mura

d'avorio, non lasciarlo uscire.

Ascoltalo morire. Siediti

e scuoti la terra ancora.

Fiori secchi e rossi

senza petali decadono.


Perdere la vita d'estate.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro

giovedì 22 luglio 2010

Uno.

Regina tra le api

oscura e fertile,

ipnotica e sinuosa

la macchina muove le fila.


Sensuale volo tra fertili

cuccette di treni a vapore.

Ho scelto la seconda classe

per godere il viaggio, il profumo

e il cielo.

Vetri d'aria separano

gli dei da folli.

Pagliacci della notte, siete tra noi?

Scivolate da pensieri sporchi

ribaltate al crimine il sorriso

e danzate come gli spiriti nascosti

tra lenzuola sudate.


Sorprendetemi nel sogno che aspetto da tempo,

il peccato del mortale uomo è seduzione

in un letto di borchie e spigoli di un freddo mobile troppo immobile.

Fragilità di cristalli,

il corpo un mantello

scuro e sacro

fluido e blasfemo

capace di scendere

in profondità calde

e scaldarsi di carne.

Disertami. Ubriacami, Dioniso maledetto.


Francesco Pacchiotti

Luca G. Negro