lunedì 28 febbraio 2011

Ventotto.

Brillano lacrime universali
occhi lacerati semi aperti,
sguardo errante dal mondo
al buio notturno
scuro vibrante.

Loro hanno cuori di velluto
che battono morbidi
in corpi bui e sordi
lo specchio della vanità
illumina i loro occhi
azzurri e violenti.

Non vi chiudete nei sogni,
il caleidoscopio vive
mutamente alieno, alienante vertigine
immaginate il vostro tramonto
sono linee nere di silenzio
che segnano i fianchi animali
erotici vuoti della notte
tra terra e cielo io vivo
io scuro, io vertigine
io vuoto, io immenso.

Luca G. Negro
Francesco Pacchiotti

mercoledì 16 febbraio 2011

Ventisette.

Trattengo il respiro a stento
violo il confine del silenzio
violento palpitare di sangue
in labirintiche arterie

fisso la vita di fronte,
nel vetroargento,
scorrevole flusso
tra unghie, falange epidermide scivolare.

Ho strappato sottopelle i demoni.

Hai posato un astro
sulla mia fronte nuda
ora cammino senza paura
tra gli isterici sguardi
poso passo su passo
su insicure strade scure.
Hai spogliato il dolore.

Ho donato l'anima
e sposato la tua carne.

Francesco Pacchiotti
Luca G. Negro

lunedì 14 febbraio 2011

ventisei.



Mangia la carne dei figli
sazia il peccato nel sangue.

Ma non dimenticare il fiore,
di sangue dipinto, nel sangue immortale

Taglia tritura sbrandella con denti
Di orrori di odori di terrori
Nascosti nell'angolo buio della testa
Ogni alba di pensieri lucenti
In sguardi abissali, in occhio animale
nel crepuscolare gemido del giorno,
romantica attesa della notte
per fuggire, verso quale deserto?

Vola e non toccare nulla
E ciò che tocchi distruggi
Sei nato nella tua pena
E ora fuggi nel caldo
Scuro della notte

Buio tu sei la tua fortuna
Nascosto in ciò che celi
Accogli nel tuo ventre
Solo i raggi taglienti della luna

Resta composto, ritto fusto di legno
al tavolo del favoloso banchetto
tra Vuoto e Paura.

Non fermarmi, attraverserò
Dannate, ignote immensità.


Luca G. Negro
Francesco Pacchiotti

giovedì 10 febbraio 2011

Venticinque.

Tramandiamo questi sogni,
perché muoiano, e nascano i frutti
dell'albero della prole.
Riduciamo in rovina il monte,
bruciamo gli dei,
poiché siamo eroi
di nuova luna
di nuovo sole
una luce fredda che trapassa
illuminazione terrifica e ora
di nuovo solo
qui non c'è nessuno
sono solo parole
io non esisto
io non esite
io è altro è limpido
nella fonte, nel ventre del mondo,
re di vergogna, principe del falso
uccidilo con freddezza
sarai assassino di te stesso
tua unica salvezza.

Luca G. Negro
Francesco Pacchiotti